sabato 29 marzo 2008

Teoria della prevalenza dei secondi quarti...

Se la democrazia è in ballo... che balli al nostro ritmo.
La costante che accompagna questi ultimi giorni di una campagna elettorale totalmente priva di contenuti è la discussione depistante sull'utilità del voto.
La teoria dominante (prevalenza dei primi due quarti) definisce responsabile soltanto l'elettore che, a seconda della propria sensibilità 'polare' (destra-sinistra, libertà-socialità, individualismo-uguaglianza, e altre categorie svuotate di ogni significato), valorizzi la propria scelta elettorale: secondo tale teoria, valorizzare il proprio voto significherebbe concederlo solo a quelle forze che avrebbero (esse sole, il condizionale è voluto) una reale possibilità di vittoria.
Ma chi stabilisce questa possibilità di vittoria? L'evidenza dei fatti, il senso comune, l'attuale legge elettorale?
Oggi sappiamo solo che siamo costretti a votare con una legge che ci priva di una vera possibilità di scelta e che saremo costretti ad esprimere i nostri voti in favore di due movimenti che SI STANNO LEGITTIMANDO A VICENDA e che quasi sicuramente non corrispondono ai nostri intendimenti.
COME OVVIARE AL PROBLEMA?
La risposta è complicata e andrebbe preceduta da un altra domanda: E' POSSIBILE OVVIARE AL PROBLEMA?
Secondo me la risposta a quest'ultima domanda è "FORSE SI'" ma soltanto se ci sarà accordo sul COME!

EVITIAMO IL NON VOTO!
Se sgegliamo il non voto dovremo probabilmente renderne conto ai nostri figli! Credete che sia veramente possibile impugnare un non voto collettivo come messaggio di massa?
Cosa potrebbe significare far andare al governo il più grande pubblicitario del secolo o Walter Closed (WC) che ad ogni tirata di sciacquone tira giù nel suo pozzo nero qualsiasi espressione della società, assimilandola come i corpi estranei che entrando negli alveari vengono immediatamente mummificati dalla propoli? Significherebbe probabilmente che non ci sarà mai una modifica della legge elettorale in senso rappresentativo e senza le 'correzioni' che tengono fuori milioni e milioni di Italiani dall'espressione del consenso!

INDIVIDUIAMO LE LEVE PIU' EFFICIENTI
Chi oggi potrebbe garantirci maggiormente se non una legge elettorale perfetta (che non c'è) una legge elettorale migliore? Il centro di Casini e la sinistra di Bertinotti sono più di tutti legati al modello proporzionale: forse c'è chi, come me, preferirebbe l'uninominale a doppio turno, ma mi sta bene individuare qualcuno che ha, come me, l'interesse a modificare in senso più rapresentativo l'attuale legge.
Queste sono (purtroppo) le LEVE più efficienti che abbiamo a disposizione! Non è molto ma è già qualcosa: datemi una leva e vi solleverò il mondo, diceva qualcuno...
Qui non si tratta di votare turandosi il naso: qui si tratta di tattica finalizzata ad una strategia più ampia. Il voto in apnea è sempre un'accettazione del meno peggio: in questo caso stiamo rastrellando petardi e tricchettracche affinché la deflagrazione si senta da molto lontano...
La matematica e la statistica potrebbero darci una mano: se ci concentriamo uniformemente sui secondi (anzi, sui secondi quarti: Centro e Sinistra), ognuno secondo le proprie sensibilità, allora i giochi (i giochi matematici, naturalmente) potrebbero prendere una piega sconvolgente.
Soprattutto al Senato.

I NOSTRI CANNONI SPARERANNO MERDA SU DI VOI
Vi ricordate gli allevatori padani che fregati dalla comunità europea si sono stufati di sfilare con i propri trattori perché nessuno li stava a sentire? Ad un certo punto spinti dalla disperazione hanno deciso di schierare le autobotti da concimazione e di puntare le lance sui cordoni della polizia? L'obiettivo era quello sbagliato (non erano le forze dell'ordine a meritare quel trttamento) ma il metodo...
Noi di merda (metaforicamente parlando) ne abbiamo a disposizione: il Centro e la Sinistra! Facciamola crescere! E spariamola sul partito populista di Berlusconi e sull'arca di Noè di Veltroni, sulla quale stanno salendo tutti, tutti, accoppiandosi per non far estinguere la propria specie, sempre più convinti che il diluvio portarà via quelli più a sinistra di loro.

CONCLUSIONI
Certo, i candidati premier del terzo e quarto raggruppamento in ordine di consenso sono dei personaggi assolutamente improbabili: l'indiscussa serietà di un Tabacci o di un Mussi non può nascondere le incapacità amministrative, la povertà spirituale e il profilo squallido di Casini e di Bertinotti.
Ma pensate a quanto sarebbe rivoluzionaria un Italia che decide di mettere i propri coglioni (ovviamente l'allusione a Pierferdy e Fausto è voluto) sul tavolo della democrazia per far capire che c'è una parte dell'Italia che non si piega al giogo dei giochi elettorali.
Proviamoci!
E potremmo anche toglierci lo sfizio di contarci e confrontarci tra chi di noi ha il cuore a sinistra e chi ce l'ha al centro!
Ebbene, se dalla nostra preferenza scaturirà un voto futile, questo è un problema che appartiene a noi soli. Starà a noi fare quanto è legato alla nostra sola responsabilità. Se anche il battito delle ali di una farfalla incide sulla realtà più di quanto si immagini, proviamo a pensare a tante farfalle che sbattono insieme le proprie ali per soffiare via questa puzza di bruciato.

giovedì 6 marzo 2008

Utile a chi?

Il voto è uno strumento tramite il quale vengono espressi pacificamente un desiderio, un giudizio e un'intento; l'aspetto strumentale del voto è dato dal fatto che mentre il desiderio e il giudizio vengono realizzati e originati dall'elettore, l'intento si origina tramite l'elettore ma viene realizzato attraverso un eletto.
Il voto è quindi un esercizio che non trova alcun riscontro in natura in quanto, in un contesto naturale, desiderio, giudizio e intento vengono esercitati dallo stesso agente.
A questo punto è chiaro come il voto possa funzionare solo se risponde a questi tre requisiti:
- soddisfa il desiderio dell'elettore
- consente l'esercizio del proprio giudizio
- si espleta in un contesto in cui l'eletto rispetta le intenzioni rappresentate dall'elettore
Un voto è utile quando funziona; quando non funziona non è mai un voto utile.
O, quantomeno, è un processo di voto svuotato del proprio significato e utile ma solo per qualcuno.
Infatti il voto è di una certa utlità anche per lo stesso eletto ma questa utilità è un'utilità, potremmo dire, derivata, un'utilità ovviamente presente e umanamente tollerabile, ma pur sempre derivata.
Ecco il nodo: oggi si sta ponendo un accento particolarmente marcato, un accento dialettale, su quest'ultimo tipo di utilità, un utilità deteriore (in tutti i sensi), un'utilità sfoggiata con arroganza senza che alcuno sollevi un dito se non per interessi di parte.
La lingua della democrazia non tollera, non può tollerare a lungo, uno svilimento tale delle sue cadenze; a lungo andare impareremo a parlare il dialetto della democrazia, un dialetto in cui le poche parole rimaste somigliano a quelle della lingua della democrazia ma recano il significato di un'altra lingua. Che non intendiamo pronunciare nelle nostre terre.